martedì 20 dicembre 2011

sabato, 22 settembre 2007

Tolte alla terra

Ovviamente parlo di braccia. Non solo le mie, ma di molti altri. 

Venticinque anni, con ancora da finire questa laurea in filosofia, e non credo che il fatto di aver ripetuto l'anno alle superiori nel lontano 1999 abbia influito nel ritardo. Tutt'al più ha cambiato le persone che ho incontrato. Dà da pensare, non credete? Voglio dire, se non avessi ripetuto la terza quante persone mi sarei giocato? Avrei probabilmente vissuto la mia omosessualità in maniera diversa; se poi non avessi avuto tutta questa flemma nel finire il mio percorso universitario, di certo non avrei conosciuto Daimon, e neppure la Coinqui. Tante esperienze, tante persone eppure tante cose sarebbero andate perse, e siccome non ho rimorsi di ciò che ho vissuto finora, mi è andata bene.

Con Margot ho lavorato sulla mia sicurezza, con la Coinqui ho confermato e "impostato" la mia personalità, con Daimon ho fatto i conti con quel mondo, con quella realtà, poco pulita e indegna. Perchè a volte ho l'impressione di vivere in un micro-cosmo paradisiaco, dove le persone, in fondo da qualche parte, portano con sè granelli luminosi di umanità; ma ora ho capito che quei gioielli sono doni e non così comuni come ho per molto sognato. Sono fortunato ad avere degli amici che sanno di me, mi permettono di essere senza preoccuparmi troppo delle cattive ripercussioni. Certo, si litiga, ma è come in quella credenza popolare giapponese, in cui si dice che le persone importanti per noi sono legate fra loro da un'invisibile filo rosso(lo so, la credenza vorrebbe fosse limitata all'anima gemella, ma io mi permetto di allargare un pò il numero); così, nonostante distanze e battibecchi, ho con me le "solite" persone, in cui man mano si aggiungono nuovi elementi. A volte non parlo spesso di queste persone, ma ci sono; è il caso, ad esempio, del Ramingo, di Joey e anche, ultimamente, di Mulder. Gente con cui ho vissuto più che delle situazioni particolari, la persona. Fanno tutti parte del mio ambiente e mi compiaccio molto di quanto sia riuscito a tenere stabile una realtà sana come questa. 

Tra le mie preoccupazioni più grandi c'è quella di sprecare tale opportunità, che non so come, però, mi è stata concessa. Tocca a me realizzarmi nei migliori dei modi. E mi ci voglio impegnare, perchè ne ho l'oggettiva possibilità. Ovvio, il mio senso di realizzazione non sta nel conquistare un'elevato status sociale o economico, ma più "semplicemente" di essere felice conservando tutta la dignità.

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