giovedì 12 febbraio 2009

Ragione e Religione

Neanche a metà strada. Se sono fortunato avrò una vita normale. Mi hanno detto che dovrei provare a scrivere ciò che provo e l'avrò fatto in passato migliaia di volte. Ho imbrattato d'inchiostro migliaia di pagine, occupato qualche mega nel mare informatico (lì però davvero non si conta nulla). Negli ultimi mesi invece mi sono espresso pochissimo, senza farci caso, ogni giorno, ho accumulato un mattoncino di polvere da sparo, di malessere quotidiano. Ho una paura fottuta di lasciarmi andare alla disperazione, di non avere poi qualcuno o qualcosa a tirarmi su dal baratro. Riesco a immaginarmi cadere giù in un pozzo, comlpetamente al buio, a guardare in alto dove sta la luce, rendendomi conto che lì è troppo alto, mentre continuo a cadere sempre più in basso. Desiderare di uscire da quel buco, mentre il corpo non fa altro che continuare la sua strada in discesa. In questa vita, al passare del tempo, realizzo sempre più che i sentimenti, le emozioni non appartengono affatto a quello che comunemente chiamiamo spirito. Sono cose del corpo e non riesco ancora a capacitarmi come un dolore "irreale" possa farmi sentire fisicamente, con una sensazione fisica, la sua presenza.
Il sentimento, forse è colpa della filosofia e della cultura, della nostra irreligiosità, del cristianesimo che ha separato in due mondi la carne e lo spirito, questa parola ci hanno convinto che fosse qualcosa della stessa consistenza dell'aria, che stesse su un altro piano. Ci ha fregato la scrittura, cazzo! Davvero, anche gli animali hanno sentimenti e forse anche i fiori, almeno che non stia tutto nell'ipotalamo o da qualche altra parte del cervello.
Ogni tanto ho l'impressione di girare qualche scena del film Pi greco, il teorema del delirio... assurdo...