giovedì 9 ottobre 2008

Stato Confusionale

Deve arrivare la fatica chiamata e questo giorno sarà lunghissimo. Forse finirà solo domani, per non finire forse mai più. Dalla prima telefonata son passati quasi due giorni e sto vivendo in uno stato confusionale. Ora ricordo le sensazioni di perdita sofferte in passato che scioccamente credevo ormai non riproponibili. Lo sento molto quando cammino, una certa insensibilità nelle gambe, e ogni tanto chidermi dove sono arrivato, perchè a volte non riconosco le strade che percorro. Ma è un pensiero che rimane sopito, come se fosse rivolta nel dormiveglia. Poi mi riprendo e ricordo quel che devo fare,quel che avevo pensato di voler fare. Il mio è un lavoro di continua schermatura dal pensierom dalla realtà, aspetto il momento di essere solo per sfogarmi. ANche ora sto impiegando tutte le forze mentali per resistere dal cadere, dal lasciarmi andar, perchè la sofferenza voglio viverla da solo, non posso preoccuparmi anche delle preoccupazioni altrui, di cercare di spiegare, e magari convincere! Che idiozia! La gente è così stupida ed egoista in molte occasioni. Ma anche la vita d'altronde è stupida e spesso sembra volerti prendere in giro, con sadicità, quasi a veder fino a che punto arrivi prima di lasciarti andare alla disperazione. Cerco di evitare tantissimi pensieri, anche questo scrivere è un altro tentativo di estrarmi dalla realtà, per concentrarmi sulla prosa e sulla forma. Funziona. Torno in quello stato confusionario che mi azzera la memoria, sospende ogni attività della coscienza. Me la immagino galleggiante in una nuvola bianca, una nebbia che circonda tutto rendendo qualunque cosa indista, dalla consistenza di quella specie di gomma piuma di cui son fatti quei dolci che non sanno di niente, e solo di coloranti e altra chimica.
Ieri camminavo per la città in questo stato, prendo il mio cellulare che m'indica la SIM assente. Lo spengo e provo a muovere una ttimo al schedina. Riaccedno. SIM assente. E sto aspettando una sua chiamata. SIM assente, mi dirigo al punto vodafone e il cartellone informativo mi dice che si sono trasferiti. Giungo alla nuova sede, spiego il problmea, mi chiedono codice fiscale e carta d'identità. Il numero non è a mio nome e quindi non mi possono cambiare la schedina. Forse è a nome di io padre, chiedo se possono comunque cambiarla, se hanno bisogno di qualche informazione posso chiamare casa e farmela dare. No, devono avere assolutamene i documenti. SIM assente e sto per lasciarmi andare all'insensatezza, alla disperazione. Vorrei prendere la ragazza che sta di fronte a me e picchiarla contro il monitor del computerino. Cerco di convincerla di non essere un malintenzionato, ma non c'è nulla da fare. Provo un ultima volta a spostare la schedina. Vodafone riprende, ma nonposso rishciare oltre. Oggi tonro con mio padre, dà i documenti, non è neanche intestata a lui. Faccio notare che sul sito il numero è intestato al sottoscritto e la ragazza cretina mi guarda con sguardo stranito. Devo darle il mio documento e il mio codice fiscale, perchè è quello che serve, ma il computerino non ne vuole sapere. Non posso cambiare scheda. Devo aspettare e sperare che la telefonata arrivi e che la SIM sia attiva. Il giorno prima gli hanno rubato il cellulare a lui e ora rischio io. Possiamo sentirci dal telefono di casa, se lui è a casa. Allungano l'attesa, forse anche la speranza e insieme la disperazione. Ma ci è rimasta poca speranza.
Stanotte ho fatto anche un sogno. Ero con mio fratello in una gita LGBT e insieme a noi c'erano anche dei preti. Saliamo su delle barchette, simili a scafi e facciamo un giro sul fiume. Nella nostra simao in tre: io, mio fratello e un anno con la barbetta curata. Il capo gruppo fa una battuta sui preti e uno che ci sta dietro, vestito di nero con una croce al collo bianca, vecchio e rugoso, pallido, con un cappuccio largo tirato sulla testa, ci supera a destra con la sua imbarcazione e mentre ci guarda canticchia il ritornello di"One of us is gonna die young". Inizialmente ridacchio, poi mi accorgo che la nostra barchetta sta affondando e lòe acque ci lasciano un pò di spazio d'aria prima di sommergerci. E mi sveglio con la sgradevole sensazione di acqua alla gola e sollevato che fosse solo un sogno. Infine mi torna in mente l'immagine del vecchio prete e quello che ha detto "One of us is gonna die young". Questi sono gli scherzi della vita.