venerdì 9 dicembre 2011

La Nona Volta

08.04.07

 
 

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tramite Diario Scapestrato di Alucard82 il 10/04/07

Dal giorno alla notte. Repentino e senza ritegno. Ho lasciato Daimon, è finita anche con lui; prima di cominciare mi tolgo il dente del "tanti auguri di buona Pasqua".
BUONA PASQUA!
Venerdì ricevo una sua chiamata: gli hanno spostato il giorno di lavoro e mi chiede se ho voglia di andarlo a trovare. Ne sono felice. L'ultima volta, e come sempre,  mi ha ribadito quanto gli facciano piacere le mie visite,  di stare bene con me, che sono un tipo speciale per lui e di volermi bene; non ho dubbi, quindi. Prendo lo zaino, compro il biglietto e parto. La giornata è l'inizio della primavera; per la breve strada che devo percorrere dalla fermata a casa sua, gli alberi sono in fiore e pesanti di rosa. Ciliegi, credo. Il profumo dolce dei pollini mischati fra loro e: sole, sole e ancora sole. Indosso solo una camicia e una giacca leggera, una scelta azzardata a vedere i cambiamenti del cielo in queste settimane, ma non è un errore.
Apro la porta di casa e lo trovo a sorridermi e ad abbracciarmi. Mi sbarazzo della borsa e del soprabito per accovacciarmi accanto a lui. Mi piace l'umore della sua pelle e il calore che sprigiona al mio contatto. Scherziamo, ci baciamo, parliamo.
In intimità spesso mi punzecchia con idee per una sessualità di gruppo: gli ho sempre risposto che è prematuro nel nostro rapporto aggiungere qualcuno. Mi convinco che sia il suo carattere, da fanciullo senza freni(nonostante abbia la mia stesa età), a desiderare di voler realizzare certe fantasie sessuali. E infine mi convince, con tanti miei se e ma. Voglio dettare semplici condizioni(sempre insieme e solo se approvato da entrambi), e lui è già partito a comporre numeri sul suo cellulare per la sera stessa. Rimango disorientato, ma accetto.
Accetto, ma infine non ci riesco; lui sì.
Rimango tranquillo. Aspetto che se ne vadano per farlo da soli e per parlare ancora. Gli chiedo del suo viaggio a Modelland. Nel suo "racconto" scorgo qualcosa, una mezza verità e indago con la voce atona e l'orecchio sensibile alle variazioni canore della sua voce. So dove pigiare con le domande. Ne esce dapprima una versione confusa degli eventi. Lo incalzo a ripetere quel che è successo.
Ha incontrato un uomo, una vecchia conoscenza per il quale ha una ammirazione sessuale: "L'unico che è riuscito a farmi piangere dal piacere"(mi vengono conati tristissimi di vomito nauseabondo, senza sforzo, se ci soffermo appena l'immaginazione). Per orgoglio ha scommesso con il tal tipo di riuscire a sfiancarlo e in caso di vittoria gli avrebbe dovuto 1500 euro: l'ultima volta aveva perso e voleva una rivincita... in quale fottuto angolo della ragione umana può essere accettatta una motivazione del genere? Ci voglio dormire sopra, all'uomo che fa piangere e alla sua trasgressione della serata.
Il giorno muore e nasce ancora. Mi faccio il caffè da solo, sono ancora stordito dagli eventi, la mente si trattiene dal gridare e spegne ogni cassa acustica interna: sta in silenzio e muove il corpo in un fasullo naturalismo umano. Si sveglia anche lui, mi vede ancora sconcertato, anche se lo scambia per nervosismo e incazzatura.
Parliamo ancora di tradimento, sesso, assicurazioni sui sentimenti e sulle capacità dell'uno e dell'altro. Esce fuori anche una teoria della dipendenza dal sesso. Che è un suo problema. Che è quello che non accettavano neanche gli altri prima di me. Gli ho ricordato dei patti chiari e amicizia lunga. Così escono fuori altre mezze verità, altri uomini: "non toccarmi, mi fai schifo!". Mi esce rompendo gli scudi dell'inconscio e del sentimento. Respiro a bocca aperta, in affanno, come se mi riprendessi da un soffocamento. Il soffocamento del cuore. Dolore che cerco di allontanare con i trucchi della mente e della memoria. Dimentica, dimentica, dimentica, dimentica, dimentica. Dimentica le parole, dimentica i sentimenti, dimentica la fiducia, dimentica le illusioni, dimentica, dimentica, dimentica. Una fuga frenetica, dalla testa, non so neanche dove sono arrivato. Percepisco in maniera distratta l'immobilità del mio corpo. E Daimon che mi chiede in falsetto, quasi a scherzare, di perdonarlo, che è preoccupato perchè ce l'ho con lui. Gli dico di non parlare e comincio a prendere le mie cose. "Cosa fai?" "Non lo so", gli rispondo.
Il corpo aveva preso la direzione della mente: la fuga. Aprire la porta-finesta e scappare: poco dignitoso. Dò voce alla ragione e a qualche strazio di sentimento. Gli dico che è finita, che sono stufo di persone con problemi, di esser io a cercare dei compromessi(sopratutto con me stesso), di andare incontro, di comprendere. Che si dovrebbe sforzare anche lui di cambiare, che almeno gli entri nell'ordine delle idee di pensare alla possibile sofferenza che arreca al sottoscritto. Perchè il fatto è che al momento, lui a me non ci ha pensato neppure! Se è questo che devo accettare per stare con lui, allora preferisco perderlo per sempre. Non ci posso neppure rimanere amico, come potrei? E lui me lo chiede, dell'amicizia, ma non posso, sono già in fuga dalla realtà turpe che mi ha presentato. "Non ce la fai ad aspettare fino a mercoledì, per farmi il tuo amico?" mi chiede mentre gli rispondo con uno sguardo stralunato e avviandomi verso la luce dell'uscita. "Se cambi idea, chiamami" tenta ancora di fermarmi con queste parole all'uscio, ho solo la forza di girarmi e imitare con le dita il gesto di un vomito indotto.
A sera inoltrata mi arriva un messaggio da parte di Daimon "Sono a Verona con Lorenzo, se vuoi ti insegna come si scossa il mio culetto".... fitte al mio animo, ma sono con i miei amici; quelli che lui non ha. E oggi ne è arrivato un altro "Ho vinto"(riferendosi alle scommesse sessuali), altre fitte, ma sono con la mia famiglia; quella che lui non ha...
Il fatto di essere fortunato mi consola.

 
 

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