venerdì 25 marzo 2011

Interruzioni

Stanno operando mio padre in queste ore. In ospedale ad aspettare c'è mia mamma e mio fratello. Io aspetto qui in ufficio di finire le mie ore di lavoro, poi che arrivi W e quindi andare a raggiungere i miei.
Non solo questo.
Ieri ha chiamato Simone, il mio ex. Da un po' di tempo si fa in vena, le sue condizioni di vita sono pessime. Vive per strada con il suo tamburo, sta da sua nonna(sua madre è morta di overdose tempo dopo averlo partorito, abbandonato in mezzo alla strada), altre volte da un suo amico che non ci sta tanto con la testa. Si calava le pasticche, poi ha iniziato con l'alcool e ora si fa in vena. Ieri mi ha chiamato, con la voce sfatta, chiedendomi se avevo 20-30€ da dargli perchè era ridotto male, non aveva più alcuno spicciolo per comprarsi da mangiare. È la seconda volta che mi chiede soldi, ma questa volta gli dico che i soldi per la roba non glieli dò, se ha bisogno di mangiare lo accompagno a prendersi un panino o al supermercato a fare la spesa. 
In realtà alla prima chiamata non voglio neanche vederlo. 
Dopo mezz'ora circa lo richiamo per incontrarci in un quarto d'ora davanti alla stazione, così per fare due chiacchiere e in caso fargli mangiare qualcosa. Mi dice al telefono che è messo male con la salute, che con il cuore va male ed altro. Lo saluto, lascio il lavoro, prendo il bus e mi presento all'appuntamento. Lui non c'è ancora e io continuo a pregare Dio perchè mi dia la forza, chè mi dia le parole giuste da dirgli e che lo aiuti in qualche cazzo di modo per tirarsene fuori, che io possa in qualche modo aiutarlo senza doverci mettere più la mia volontà che la sua. Arriva in ritardo e ne immagino il motivo anches e non ce lo diciamo. Ha gli occhi spenti, la voce stanca, si è fatto dei piercing alla lingua e uno grosso al naso che sembra un tauren di World of Wacraft. Mi chiede come li trovo, gli rispondo che non mi piacciono affatto, che lo preferisco di quan lunga senza. Mi fa pena enormemente, sono schifato per la sua situazione e mi monta una tristezza infinita. Il mio cervello elabora immaagini dove lui sorride ancora, come una volta, e invece davanti a me ho la miseria, un relitto, un corpo sfinito e distrutto, solo e io sono di qua senza poter fare nulla. Vorrei poterlo prendere con me, metterlo in casa, dargli tutto, farlo mangiare e bere, poterlo rimettere in sesto. Non dovrei più farlo uscire di casa, togliere tutto me perchè lui viva. Vivere la propria vita è più dura e difficile. Se si potesse fare così semplicemente le cose, senza rendere conto alle relazioni altre che abbiamo intorno, al lavoro, alla famiglia, ai soldi. 
Camminiamo insieme per un po', lui mi chiede se ho 30 centesimi, gli servono per l'ago. Gli dico che mai mia vrebbe coinvolto in quella cosa. E allora lui comincia a chiedere in giro. Gli rispondono di no, gli dico di smetterla, e lui mi risponde che non capisco, che non è facile , che non può fare altrimenti, che è solo un attimo, bastano quei centesimi e poi andiamo in un bar, lui va in bagno, si fa e poi torna da me per parlare. Io non ce la faccio, ho tutto l'addome che mi si contorce, lo stomaco stretto e ritorto per... non so neanche se definirla sofferenza, o tristezza, profonda tristezza. Sento solo la mia gola strozzarsi all'ennesimo ragazzo che ferma per chiedergli dei soldi. Non ce la faccio, gli dico basta, gli dico tieni e quando vedo quei cinquanta centesimi nel portafoglioo li osservo bene perchè penso che è tutto quel che vale l'essere io lì. Cinquanta centesimi e mi volto per andarmene, mentre lui mi chiede di non andarmene, ma io non ce la faccio proprio, glielo dico, "io non ce la faccio, mi dispiace, io nonc e la faccio. Ti dò questi cinquanta centesimi, poi non ci vediamo più, basta, mi dispaice, ma non ce la faccio".
Me ne vado e dopo qualche metro mi squilla il cellulare, una sua chiamata che io butto giù. Dopo dieci minuti mi richiama e gli rispondo. Ho la gola ancora strozzata e gli occhi umidi, gli ripeto che nonsci saremo più visti così, perchè io non ce la faccio e mi dispiace, non è perchè mi fa schifo, ma perchè soffro troppo e non ce la faccio. Gli chiedo scusa e lui si scusa con me perchè non vuole farmi soffrire. Mi chiede ancora se ci rivedremo, gli rispondo di no, mi chiede se almeno potremo giocare ancora insieme online, io non riesco neppure a rispondere. Mi fa ok, allora ciao Carlo. 
Prendo il treno, cerco di leggere per distogliere la mia mente da quel dolore. Ancora una sua chiamata, io mi sono un po' ripreso. Mi chiede se potevamo fare il viaggio insieme e  gli rispodno che il treno è già partito. Gli dico che avrei sentito ancora W per trovargli un posto in comunità se lui lo voleva ancora. Lui mi dice di sì, mi chiede ancora se giocheremo insieme, gli dico di sì, ci sentiamo...
Perchè mi sento soffrire così tanto? Come per Davide in un lontanissimo passato e ancora con Simone un anno fa. Devo preoccuparmi? Dovrei convincermi di essere confuso sentimentalmente? Dovrei valutare l'amore con il grado di sofferenza che mi si riesce a infierire? Eppure ricordo che il primo chicco di così grande sofferenza è stato per il bombardamento in Kosovo, ero un bambino. Sofferenza auto-inflitta, vera, falsa, ingigantita o da altre parti repressa? Non lo so, ma ho pianto e piango lo stesso, comunque sono felice con W e voglio rimanere con lui.
Ha chiamato mia madre: l'operazione di mio padre è andato a buon fine, niente complicazioni. E son contento.


mercoledì 23 marzo 2011

Senza tetto

Mio padre è stato tenuto in ospedale per dei controlli, hanno visto che devono di nuovo operarlo al cuore, aprirlo. L'aneurisma che hanno provato a curare 3 anni fa si è ripresentato, l'intervento da loro utilizzato era alternativo e non ha funzionato a dovere. Così credo di essere preoccupato, per lui e per mia madre. Non so cosa mi spaventa di più, se l'idea di mio padre che potrebbe morire o la solitudine e la disperazione che proverebbe mia madre casomai accadesse il peggio. Come al solito il mio cervello è staccato dal sentimento, così mi ritrovo più agitato del solito senza neppure riuscire a capire, a sentire davvero il perchè. Ipotizzo che siano questi i motivi, potrebbero essere anche gli otto kili che ho preso e il vedermi allo specchio con la pancia che mi fa schifo, o l'attesa di altre due settimane prima di vedere la mia paga(soldi che andrebbero investiti immediatamente in un abbonamento ad una palestra a Bolzano e forse nell'aggiornamento hardware del mio PC) e chissà probabilmente sarà così anche per il mese successivo.
Sono di nuovo suscettibile alle parole di chi mi sta più vicino, in primis ovviamente W. Già stamattina mi sono innervosito per quattro sciocchezze e peccato che lui sia orgoglioso e quindi non sopporta molto questo genere di attacchi. Spero che i miei livelli di sopportazione si normalizzino prima o poi, altrimenti rischio di rovinare una qualche fetta della mia vita(lavorativa, familiare, amorosa). Più che altro vorrei trovare un metodo da spendere sul momento, quando ho qesti scatti di insofferenza/ira. Certo a volte riesco a reprimere, ma non è affatto una soluzione. Forse dovrei prendermi lo spazio ogni volta, per quanto stupido, di raccogliermi e scrivere giù quattro righe di insulto o di riflessione.
Continua...