venerdì 9 dicembre 2011

Ancora Partenze

11.03.07

 
 

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tramite Diario Scapestrato di Alucard82 il 11/03/07

Come detto precedentemente, martedì ho raggiunto Daimon a casa sua. Il viaggio sul tram, prima, e sulla corriera, poi, sono stati poetici. Dal finestrino vedevo ambientazioni del tutto sonosciute alla geografia pianeggiante di BellaVista; il "vecchio" è ancora vitale qui a Nordica e non lo dico in senso critico, ma con sentimento di appartenenza ritrovata. Casa mia ed io suo figlio. Ecco perchè non mi drogo, i viaggi me li faccio già da sano.
Daimon mi ha raggiunto nella piazza deserta del paese, giusto due persone che mi hanno salutato senza neppure conoscermi. Lui era sorridente e camminava sicuro accanto a me mentre mi illustrava la quotidianità del posto. Man mano ci allontanavamo dal paese, dal centro salivamo alla periferia, un ottimo banco di prova per il mio rinnovato fiato senza sigarette(sono giunto al 5° mese).
Mi aspettavo una casa disordinata, tenuta da un qualunque ragazzotto di 24 anni, con vestiti gettati a caso in giro per il pavimento, il lavabo pieno dalla sera prima e il fornello macchiato di olio, caffè e chissà che altro. Aspettative sbagliate. Tavolo lucido, pavimento in terracotta pulito, il piano cucina spledente e null'altro che ordine. Niente giornali, cd, penne, tazze fuori posto. Per un attimo ho pensato di avere a che fare con uno di quei maniaci omicida che ogni giorno ripetono gli stessi gesti e le stesse cerimonie di pulizia per una strana forma d'isteria. Il mio secondo pensiero è stato d'imbarazzo e inadeguatezza ricordando tutti quei giorni che ha passato con me nell'appartamento di BellaVista: tavolo da cucina usato come mobile per riviste e angolo studio, sala computer  adoperata a mò di scantinato per gli ogggetti che non si ha volgia di mettere a posto, camera da letto con tappeto nascondi polvere... vergogna...
Daimon non era ancora completamente guarito dalla settimana scorsa, a BellaVista si era preso l'influenza che da un paio di settimana sta girando('sta volta l'hanno chiamata "l'Americana", che poi vorrei sapere chi ne decide il nome: c'è un qualche organo specifico istituito per l'occasione? una specie di commissione di medici annoiati e zuzzurelloni che ne organizzano gli Award's? And the Winner are... Americana!) quindi ho messo  i panni del partner premuroso e coccolone: il romantico in me si è dovuto far spazio a botte con il ventenne voglioso.
In quattro giorni  di permanenza, la metà è trascorsa a guardare film davanti alla televisione e a vedere Daimon corrucciato e preoccupato per il suo presente e futuro lavorativo. Solo il penultimo giorno, con il corpo guarito dalla malattia, mi ha comunicato la sua decisione di lasciarmi. Già, tutto il quadro bucolico di me e lui in un cottage in montagna, da soli e lontani da tutto, vicini e stretti l'uno accanto all'altro, era solo il simpatico preludio della rottura. Senza neanche chiedere alcuna giustificazione di tale scelta, Daimon mi ha sciorinato le più banali scuse, sentite e risentite dai racconti delle disavventure amorose di chiunque: abbiamo caratteri troppo diversi, tu sei romantico mentre io sono un tpo più rozzo, sono troppo giovane per impegnarmi ora in una storia seria, la mia drammatica situazione esistenziale non mi permette di preoccuparmi anche di un altra persona e poi a dirti tutta la verità ho già una mezza storia con un tipo che ora è partito per l'Arabia Saudita... Ma vaffanculo(sapete leggere questa parola con la cadenza giusta, vero?)! Cerco di fermarlo spiegandogli che non me ne può fregare di meno delle motivazioni, che anzi sentirle mi innervosisce soltanto per quanto suonino ipocrite, per quanto suonino di una drammatica, quanto fasulla, inevitabilità. Dimmi che ti sei stancato e basta, senza macinarmi i coglioni con storielle filosofiche di obiettivi e di quello che sono e sei! Per me risuonano solo come un continuo "bla bla bla".
Dopo questo intermezzo mi sono scolato tre bottiglie di birra e chiesto se almeno avremo potuto, per il tempo che ci rimaneva, fare un pò di sesso. Non si è tirato indietro, ovviamente. Patti chiari, amicizia lunga: storie di sesso non ne voglio e non mi servono. Nel letto, finita la seconda volta, ha cominciato a ritrattare la sua scelta di mollarmi. Conclusione mia: sono bravo a fare sesso.
Gli ho ripetuto per l'ennesima volta che a questo punto dipendeva da lui, se voleva frequentarmi l'avrebbe dovuto fare secondo le mie regole: fedeltà e rispetto. Di rimanere amici non se ne parla neache, il mio modus operandi mi "obbliga" ad evitare ricongiungimenti strani. L'ho lasciato pensare sul da farsi, si può pigliare tutto il tempo che desidera per sapere cosa vuole(perchè alla fine non lo sa: mica può avere la botte piena e la moglie ubriaca!), l'importante è che non mi venga a rompere con storie strane. Ebbene sì, gli dò ancora fiducia, gli concedo un'altra possibilità: se mi prende per il culo e me ne accorgo, è finita e non ci si vede più.
Investo troppo nei miei rapporti sentimentali? Forse è un modo per guadagnarci nel momento della rottura della coppia... psicologia da bar...

 
 

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