lunedì 12 aprile 2010

Trasferta

Sono in Germania. Abbiamo attraversato il confino verso le dieci di questa mattina, nella prima tratta mi son beccato l'unico altro italiano del vagone. Un tizio di Lecce sulla cinquantina: non ha fatto altro che parlarmi per tutta la durata del tragitto fino a Monaco. E dire che avevo aperto un libro giusto per estraniarmi da tutti. La mia faccia deve avere qualcosa che porta gli estranei a confidarsi, o meglio, a rompere le palle. Se dovete chiedere indicazioni per la tal via o il tal negozio, nove volte su dieci lo starete chiedendo a me. Anche quando siamo scesi per il cambio treno, dopo cinque minuti una tizia ci ha fermato chiedendoci se quella fosse la corsia giusta per andare a Bonn. Naturalmente ha chiesto all'unica comitiva di italiani presenti.
La prenotazione dei posti l'hanno fatta casuale, siamo in sette e ognuno è messo a distanza di sicurezza l'uno dall'altra che non ci venga in mente di parlare tra noi italiani: almeno ci sarebbero passate queste infinite ore di viaggio! Quando lo farò notare al mio ritorno di certo useranno la scusa “ma così vi abituate fin da subito a parlare con la gente del posto!”, certo, a parte io che mi piglio il leccese. Ad ogni modo, della serie “capitano tutte a me”, appena entrato in cabina mi ritrovo davanti il tipico tedesco barbone, con il mangiacassette e le cuffie, in modalità “faccio finta di dormire”, con i suoi piedi puzzoni appoggiati al sedile. Ovviamente, lo stronzo, si è messo nei posti vicino al finestrino, dove tra l'altro ci sono le fottute prese per la corrente per il computer e qualunque altro arnese tecnologico. Grazie tante. Oltre all'odio di antipatia, nei confronti del vecchiaccio, si è pure aggiunto il fatto che il suo biglietto non era valido per la corsa, si era preso un regionale fino a Bressanone, il maledetto. Il bigliettaio non ha detto niente e se l'è cavata solo con un “mi raccomando, la prossima volta”. L'idea che scendesse perlomeno alla stazione più vicina era ovviamente una mia stupida speranza. Così mi son tenuto i suoi fettoni per tutto il viaggio. E in più il leccese.
Al cambio del treno son salito dalla parte della carrozza sbagliata, il mio posto era in cima, mentre io son partito dal fondo. Tra me e lui un genocidio di corpi e valigie. Giunto infine al mio 115 prenotato che poteva succedere? Certo, il ragazzo non si era accorto che il posto era riservato e via con il mio magnifico tedesco a spiegargli che doveva alzare le chiappe “Vielleicht haben Sie eine andere Platz in seinen Fahrkarte? Das ist meine... Ja, entschuldigung, eh...”
I primi chilometri sono stati paesaggi rurali, campagna e nessuna montagna. Molte case hanno i pannelli solari (finora nessuna nuvola) e ho sgranato gli occhi davanti ad un campo di pannelli. In effetti non potrebbe essere questa una possibile soluzione per tutte quelle piantagione che magari non hanno più fortuna? O tipo in Africa, perché non mettiamo campi sterminati di pannelli solari così poi da vendere l'energia accumulata? Ma anche qui in Italia, in Puglia, non avevamo il problema di avere zone paludose e incoltivabili? E allora via, creiamoci una nicchia nel mercato dell'energia. Altro che nucleare! Lo so, ci sono troppi interessi perché finalmente l'uomo si pieghi a qualcosa che non rovina l'ambiente e che è pure gratis. Rimango sconcertato di come la gente impazzisca e brami di accumulare un sacco di carta solo per il gusto di non so che. Voglio dire, pensate a Bill Gates, è il terzo uomo più ricco al mondo, guadagna una cifra assurda all'anno che se i soldi avessero davvero un valore, potrebbe sostenere metà del mondo e neanche accorgersene. Il fatto è che i soldi non hanno alcun valore e se lui decidesse di saldare i debiti (ad esempio) mondiali, l'intera economia cadrebbe e vivremmo una situazione di totale disfatta del sistema economico. Tutta aria fritta, lo so, è sempre il solito discorso delle banche che chiedono più soldi di quanto ce ne sia in circolo costringendo tutti a indebitarsi sempre di più o a produrre più carta denaro. E maggior numero di banconote, vuol dire un minor valore della moneta, cosicché viviamo una inesorabile discesa verso il fallimento. Ottimista, nevvero?
Chissà se davvero tornerò da questa esperienza avendo imparato il tedesco, ma soprattutto quello che mi preoccupa sono le possibilità di lavoro che mi troverò in Italia. Spero di non farmi prendere dalla disperazione e di essere abbastanza fortunato di trovare qualcosa che mi “assicuri” un futuro, o anche un domani continuativo e non a singhiozzi. A 28 anni non posso continuare a saltare da un tirocinio all'altro, da un'esperienza non pagata all'altra!
Btw, le cose in Germania sembrano più “dritte”.

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