sabato 24 aprile 2010

Sotterrato

Oggi ho proprio sentito la voglia di scappare da questa esperienza, tornare a casa per abbracciare Simone, non pensare a null'altro che a lui. So bene che questa è solo una fuga dalle cose che non mi stanno soddisfacendo molto e che sopratutto non ho le palle di cambiare. Forse in fondo è vero che sono un viziato e che ora faccio i capricci. Almeno lo so e per questo l'idea della fuga rimane un pensiero. Ora spero di non rassegnarmi semplicemente e magari di non continuare a lamentarmi per cose per cui non mi sono sforzato minimamente di migliorare. Per prima cosa dovrei guardare se tra le lezioni che hanno luogo in questi giorni ce n'è qualcuna che ricade nel mio orario lavorativo. D'altronde non m'importa di apprendere la materia in sé presentata, ma osservare cosa accade nelle classi qui in Germania e come si comporta il docente. Mi presenterei ai partecipanti, mi metterei in un angolino e morta lì. Voglio dire, molto più produttivo che starsene seduto in un ufficio a guardare lo schermo blu cercando in tutti i modi di cavare un ragno dal buco!
Oggi mi son sentito molto avvilito e demoralizzato. Mi hanno chiesto di andare a prendere un “Pakkete von ermione”... ecchecazzo è? Me l'ha ripetuto e mi sono immaginato che fosse Packete von Herr Mione, vado a chiedere giù in cancelleria e naturalmente mi strabuzzano gli occhi e mi dicono che non hanno alcun Packete e che non sanno manco chi sia sto Herr Mione. Torno triste dal capo e gli dico che il tizio della cancelleria non ha ricevuto alcun Packete da Herr Mione. Al che il tizio, mi fa che è molto strano e che ci pensa lui. Dopo cinque minuti torna con una risma di carta in mano... ma porca pupazzola! Ma non poteva chiamarla Blattpackete o Papierpackete? E così ho fatto la mia prima figura dimmerda. Non li ho visti ridere, mentre io al loro posto avrei riempito il praticante di sfottò.
Finisco di lavorare e faccio per uscire dall'edificio, quando vengo fermato da una vecchina che mi riconosce. Mi dice qualcosa di ieri e io gli faccio di sì che ieri ci siamo visti. Poi mi fa na domanda che non capisco, io la guardo storto e gli dico che non ho capito, così me lo ripete, stavolta mangiandosi solo metà delle parole. Le faccio che tut mir leid ma non ci capisco un cazzo, ripeto quel che ho capito della sua domanda, tipo “ieri io ho ????”, lei mi dice la parola in 5 lingue diverse ma simultaneamente, come se fosse un'unica parola. Nel mezzo mi sembra di aver capito joi, forse m'ha chiesto se son felice del posto. Le dico che ieri ho fatto il Testimon(per rendere tedesche le parole che non so, prendo quelle italiane e gli tronco via l'ultima lettera) ad un'esame e così pure oggi, che non so che cosa mi voglia far fare il signor Otto(il mio tutor aziendale), ma domani è un nuovo giorno e un nuovo giorno porta sempre qualcosa di nuovo. Sì, pure in tedesco cerco di fare il brillante, dicendo cose che suonano bene, ma che fondamentalmente non vogliono dire na sega. Salutata la simpatica vecchina, che ha in effetti una faccia nota, continuo il mio percorso verso la stazione per prendere lo Strassen-Bahn che mi porterà a casa. Sfoglio nuovamente il libro che presenta i corsi della Volkhochschule cercando qualche notizia utile e alla prima pagina ci trovo la presentazione dell'istituto firmata dal principale di tutta la baracca. Ovvio, la vecchina è la stronza che mi ha fermato prima e che io ho trattato con totale disinvoltura manco fosse la mia vicina di casa. Forse mi sarei dovuto pronunciare con maggiore enfasi su come sia fantastica questa opportunità di lavorare all'interno di una così prestigiosa struttura, e invece... La Volkhochschule è un istituzione in Germania, praticamente la sua presenza è capillare in tutto il territorio tedesco, è pagata dalla regione, dallo stato e dai partecipanti. La sua attività è quella di offrire una formazione continua agli adulti, al suo interno hanno luogo esami di qualificazione per l'ottenimento dei vari livelli del Goethe Insititut, ad esempio e molto, molto altro.
L'unica è provare a parlare ancora con Herr Otto. Neppure ho capito perché mi hanno accettato come praticante, sperem!

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