lunedì 7 luglio 2008

Sono le ore: venti sei

Mi sembra poetico iniziare una seconda volta qui, una terza nell'intero web(Diario scapestrato I Volume, Diario Scapestrato II Volume), proprio nel giorno del mio compleanno. Ormai sono sulla strada per abbandonare i venti, inizio a lasciarmi dietro gli anni dell'università, del lavoro stagionale e del lavoro in nero. In una vita parallela avrei pensato a sistemarmi, al matrimonio, a comprarmi una casa e a dei figli. Fondamentalmente sono un tradizionalista, ma non un conservatore. I miei progetti futuri sono i soliti, quelli di sempre da quando ho smesso di stare male con me stesso, cioè avere una vita indipendente, con un appartamento(che ormai con i tempi che corrono equivale al concetto di casa) e un lavoro stabile. E il principe azzurro? Si sogna sempre la persona adatta accanto a noi, inizialmente lo si pensa con certe "decorazioni" fisiche, quando si è più giovani, poi a questo genere di descrizioni si va a sostituire un elenco di caratteristiche "interiori" e infine ci si ritrova accanto qualcuno, davvero qualcuno, un essere umano che ci coglie alla sprovvista, e imprevedibile ci fa sorridere, con un gesto della mano, una parola o un suo particolare atteggiamento. Non si adatta mai all'immagine che avevamo, ma quando stiamo con lui e le cose vanno bene, allora ci sentiamo sospinti verso la felicità in un modo che null'altro e nessun'altro riesce a regalarci.
La persona "adatta" non potrebbe mai riuscire in questo. Mi basta pensare ai miei amici, a Giorgio, Davide, Gigi e vedere chi hanno scelto al loro fianco. Non sono le persone adatte, o giuste, ma sono quelle che le rendono felici.
Peccato che i miei amici pensino che quello che scrivo sia solo un modo per giustificare in maniera scema la mia relazione di coppia con un ragazzo non particolarmente normale. Perchè a loro non basta quello che provo per lui, il fatto che mi tratti umanamente(vogliamo parlare delle storie precedenti? lui è oro colato a confronto) e che stiamo insieme da più di un anno e mezzo. Non importa se io m'incazzo o ci sto male per le cattiverie che vanno a dire sul suo conto. Per loro lui è un bugiardo, non importa se gli spiego che l'ho accompagnato io all'ospedale, se l'ho visto stare male o essere spossato e stanco senza alcun motivo apparente. Non importa se quello che di lui a me piace è il suo non essere convenzionale, la sua "ineducazione", il non seguire il protocollo standard della brava persona. Certo, è una persona a rischio un pò per tutto, ma a causa della sua ingenuità. Non è furbo e neppure scaltro, a volte è un pò impacciato e maldestro e mi fa sempre ridere e comicamente innervosire per questo. Ma a loro non importa e non si risparmiano nel farmelo notare appena possono, appena gli viene data la possibilità o appena semplicemente ne pronuncio il nome. Chi mi ferisce di più, ovviamente, è l'amico che dovrebbe essermi più vicino, cioè Davide. Dice che da due-tre mesi si è convinto che Simone(il mio ragazzo) è un bugiardo e già ha letto nel futuro la disgrazia e il fallimento della nostra coppia. Non crede che sia ammalato di leucemia, neanche che abbia un tumore, probabilmente mi canzona pure sulla sua fedeltà, sul suo lavoro, sui suoi viaggi all'estero. Cose di cui mi son stufato di trovare giustificazione per gli altri, per Davide che si è pure messo a fare una lista delle cose "assurde" dette dal mio ragazzo in confidenza con il sottoscritto. Chiaramente è colpa mia e della mia boccaccia, perchè io solo conosco Simone, i miei amici non credo vogliano neppure sforzarsi di farlo. Non sanno che lui a volte è catastrofico, diventa un pessimista cosmico e un fatalista. D'altronde guardando alla sua vita, tutt'altro che facile, questo suo certo atteggiamento lo capisco. E più studio questo punto e più mi convinco che sia anche per questo motivo che sono portato particolarmente per la filosofia.

Nietzsche scrisse:
[...] i grandi problemi esigono tutti il grande amore e soltanto
spiriti rigorosi, netti e sicuri, soltanto gli spiriti solidi, ne sono
capaci. Altro è se un pensatore prende personalmente posizione di
fronte ai suoi problemi in modo da trovare in essi il suo destino, la
sua pena e anche la sua maggiore felicità, altro è se si avvicina a
questi problemi in modo "impersonale", cioè se li tocca e li attinge
solo con pensieri di fredda curiosità. In quest'ultimo caso niente può
risultarne, giacchè una cosa è certa, ed è che i grandi problemi,
ammesso che si lascino raggiungere, non si lasciano guardare dai deboli
e da esseri dal sangue di rana.

Nessun commento: