domenica 5 aprile 2009

Un'altra volta

Ogni tanto ho delle ricadute in quello stato semi-catatonico. Quello che mi faceva girovagare per strada, estraneo al semplice sotto casa, trascinandomi i passi come un'anima persa, senza la forza di essere disperata, a bocca aperta. Ieri ho saputo che da due settimane Simone ha cominciato con la morfina per non sentire il dolore, mi dice di essere sempre stanco. Della sua malattia cerco di dimenticare i dettagli il più possibile, la faccio diventare nella mia testa qualcosa di confuso, perchè mi fa paura, perchè voglio tenere il più lontano possibile la consapevolezza che non c'è nulla da fare. Lo so, non nascondo questa essenziale verità, non faccio finta di niente, ma non voglio che mi sconvolga, inutilmente, perchè non serve a nulla. Io non voglio stare con la sua malattia, ma con lui, e quando stiamo insieme voglio che sia sereno ed è quello che succede. Anche se ieri aveva gli occhi lucidi e quasi rossi dal trattenersi mentre me ne parlava. Con me accanto riesce a dormire, da solo non ce la fa se non per pochissime ore a notte. Con tutto questo aspettavo il sabato appena trascorso che Davide mi chiamasse, come mi aveva scritto in una mail, per parlare nel suo appartamento, da uomo indipendente dalla famiglia.
L'invito, nato da una discussione iniziata da un mia frecciata poco velata sullo smettere di "far finta di niente" su faceboook nei suoi confronti (ometto le mail acide che mi ha inviato che mi hanno lasciato imperturbabile -perchè ancora indeciso se prendermela a cuore sul serio questa situazione, se viverla o meno, data la forte possibilità di andare a sbattere contro il muro di un vicolo cieco-), è caduto presumibilmente nel nulla di fatto. Deve far parte di me, non ne posso fare a meno, di lasciare al cuore di far spazio alla speranza, probabilmente in fondo echeggia, adolescenziale, il motto "c'è speranza per tutti". Non posso far altro che dire a quella minuscola voce che è stupida. La stessa vocina si immagina di chiamarlo e incazzarsi con lui, chiedendogli cosa gli impedisce di farsi sentire anche solo per spostare l'incontro, che cosa ha che non va, cosa lo affligge e lo distrae a tal punto da comportarsi con tale non curanza nei confronti degli altri, quale dramma quotidiano stia vivendo, cosa non riesce a gestire del suo tram tram giornaliero, quale situazione di grande stress, quale incapacità lo immobilizzi a tal punto! Non farò invece niente, il realizzarsi delle aspettative è solo una fortunata coincidenza.

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