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via Diario Scapestrato by Alucard82 on 1/10/06
Non c'è altro da fare che scrivere. Questi giorni, prima di Capodanno, prima dei mesi d'esame, stanno passando con non troppa lentezza. Scivolano via, come si dice. Mi sveglio, preparo il caffè, lavo le stoviglie del giorno prima, bevo il caffè, mi metto davanti al portatile e solo dopo qualche ora vado a lavarmi. Studio, più che altro copio gli appunti per Margot, e verso le 4 mi preparo il pranzo e accendo la tv per guardarmi "Una Mamma per Amica", poi di nuovo davanti al portatile a fare appunti. Ogni tanto penso a niente, ogni tanto al desiderio di finire in fretta questi ultimi sette o otto esami che mi mancano per tornare a casa e riprendere una vita che avevo lasciato lì quasi 4 anni fa. Ogni tanto mi rendo conto che a farmi vivere non sono soltanto la mia unica presenza e la mia storia, ma anche(a volte soprattutto) la storia degli altri, di quelli che intrecciano nel tempo la loro vita con la mia. È strano. Quando ti ritiri dalle scene, sembra che il mondo stia in silenzio, immobile, come se stesse lì fuori ad aspettare qualche tuo movimento, qualche tua interazione con esso. Il cellulare e i suoi messaggi o chiamate, sembrano più un prodotto marginale, una toccata asettica di qualcuno, non vero, e distaccato dal senso reale delle cose. Proprio perché faccio in modo che non accada niente che mi disturbi o mi deconcentri da quello che dovrei fare, la mia mente si prende il lusso di vagare, d'indagare nelle profondità silenziose dei ricordi, sorteggiando a caso nei tasselli della mente, più facilmente cogliendo gli avvenimenti più freschi e rilevanti, o quelli che reputo tali. Quasi senza rendermene conto le mie idee svolazzano fino a cadere inconsistenti su immagini, nomi e situazioni d'impatto, che mi sveglino in qualche modo il cuore, la mia attenzione. È la mia mente a desiderare attenzioni, il mio corpo sa bene che prima finisco di studiare e prima potrò muovermi a fare qualcos'altro, ma il mio intelletto già sa che "qualcos'altro", in questo periodo, sarebbe impegnarsi su altri studi, teorie, nozioni storiche-artistiche-filosofiche che non hanno un granché di sapore, o comunque non così immediatamente quanto una nuova esperienza da ingurgitare e fagocitare per intera. Anche se, probabilmente per la mia dedizione allo studio, sto reputando che il mondo fuori non è, per ora, tanto interessante, e interessato, a richiedere una mia uscita, un mio esserci. Non vedo l'ora che sia finita, perché in questo momento le parole delle persone con cui sono costretto a interagire(al lavoro, in appartamento, all'università… bhé in quest'ultima ci dovrei perlomeno passare) non mi suscitano alcun interesse e non sono neppure tanto disposto a star lì ad ascoltarle. Poi si chiedono come faccio all'università a pigliare quei voti, a prepararmi per un esame in poco tempo: è facile se ci si concentra a tal punto da alienarsi da quello che ci è attorno, nessuna distrazione e neppure la volontà di prendersela. Apatia… macchina… uomo quando mi metto a scrivere… sicuramente una distrazione…Things you can do from here:
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