Una stretta che blocca e immobilizza poco sopra il mio ventre. Stringe la mia gola e i bocconi si fanno difficili. Vedo di stare male anche perchè divento distratto, perdo i pensieri, mi fisso sul vuoto, dimenticando cosa facevo un attimo prima, la parola detta poco fa e l'udito diventa un labirinto aperto, dove ci sono solo uscite e nessuna entrata. Ho la sua foto sul tavolo, incollata, che mi guarda con il sorriso accennato e gli occhi, quegli occhi acquei, lucenti. La disperazione è una bestia irsuta, famelica e dalle orbite infernali, lo sento dentro me, continua ad azzannare l'aria, cerca di strapparmi la carotide, ma non ce la fa e io lo vorrei tanto. Ho uno spirito di sopravvivenza ancora più cocciuto che vorrei si desse per vinto, lasciami morire! Lasciati andare completamente, perditi! Cosa cazzo ti trattiene? Rabbia, orgoglio! Ti prego, lasciami... Simone ti amo, e ricordo mia nonna come stava con l'assunzione della morfina... era morfina? La mia testa non ce la fa, non vuole fissare nulla di questa malattia, vuole che sia tutto vago, dimentica, perde. Lo so, ma non m'importa, non è importante. Conta che lo perderò e che...
venerdì 24 aprile 2009
domenica 5 aprile 2009
Un'altra volta
Ogni tanto ho delle ricadute in quello stato semi-catatonico. Quello che mi faceva girovagare per strada, estraneo al semplice sotto casa, trascinandomi i passi come un'anima persa, senza la forza di essere disperata, a bocca aperta. Ieri ho saputo che da due settimane Simone ha cominciato con la morfina per non sentire il dolore, mi dice di essere sempre stanco. Della sua malattia cerco di dimenticare i dettagli il più possibile, la faccio diventare nella mia testa qualcosa di confuso, perchè mi fa paura, perchè voglio tenere il più lontano possibile la consapevolezza che non c'è nulla da fare. Lo so, non nascondo questa essenziale verità, non faccio finta di niente, ma non voglio che mi sconvolga, inutilmente, perchè non serve a nulla. Io non voglio stare con la sua malattia, ma con lui, e quando stiamo insieme voglio che sia sereno ed è quello che succede. Anche se ieri aveva gli occhi lucidi e quasi rossi dal trattenersi mentre me ne parlava. Con me accanto riesce a dormire, da solo non ce la fa se non per pochissime ore a notte. Con tutto questo aspettavo il sabato appena trascorso che Davide mi chiamasse, come mi aveva scritto in una mail, per parlare nel suo appartamento, da uomo indipendente dalla famiglia.
L'invito, nato da una discussione iniziata da un mia frecciata poco velata sullo smettere di "far finta di niente" su faceboook nei suoi confronti (ometto le mail acide che mi ha inviato che mi hanno lasciato imperturbabile -perchè ancora indeciso se prendermela a cuore sul serio questa situazione, se viverla o meno, data la forte possibilità di andare a sbattere contro il muro di un vicolo cieco-), è caduto presumibilmente nel nulla di fatto. Deve far parte di me, non ne posso fare a meno, di lasciare al cuore di far spazio alla speranza, probabilmente in fondo echeggia, adolescenziale, il motto "c'è speranza per tutti". Non posso far altro che dire a quella minuscola voce che è stupida. La stessa vocina si immagina di chiamarlo e incazzarsi con lui, chiedendogli cosa gli impedisce di farsi sentire anche solo per spostare l'incontro, che cosa ha che non va, cosa lo affligge e lo distrae a tal punto da comportarsi con tale non curanza nei confronti degli altri, quale dramma quotidiano stia vivendo, cosa non riesce a gestire del suo tram tram giornaliero, quale situazione di grande stress, quale incapacità lo immobilizzi a tal punto! Non farò invece niente, il realizzarsi delle aspettative è solo una fortunata coincidenza.
L'invito, nato da una discussione iniziata da un mia frecciata poco velata sullo smettere di "far finta di niente" su faceboook nei suoi confronti (ometto le mail acide che mi ha inviato che mi hanno lasciato imperturbabile -perchè ancora indeciso se prendermela a cuore sul serio questa situazione, se viverla o meno, data la forte possibilità di andare a sbattere contro il muro di un vicolo cieco-), è caduto presumibilmente nel nulla di fatto. Deve far parte di me, non ne posso fare a meno, di lasciare al cuore di far spazio alla speranza, probabilmente in fondo echeggia, adolescenziale, il motto "c'è speranza per tutti". Non posso far altro che dire a quella minuscola voce che è stupida. La stessa vocina si immagina di chiamarlo e incazzarsi con lui, chiedendogli cosa gli impedisce di farsi sentire anche solo per spostare l'incontro, che cosa ha che non va, cosa lo affligge e lo distrae a tal punto da comportarsi con tale non curanza nei confronti degli altri, quale dramma quotidiano stia vivendo, cosa non riesce a gestire del suo tram tram giornaliero, quale situazione di grande stress, quale incapacità lo immobilizzi a tal punto! Non farò invece niente, il realizzarsi delle aspettative è solo una fortunata coincidenza.
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