venerdì 19 dicembre 2008

Piccola speranza

Frantumato in piccoli pezzi di ghiaccio. Dopo mesi di traduzioni e adattamenti, ho concluso il corpo principale della mia tesi e pochi giorni fa ho consegnato la domanda. Il giorno della mia laurea, ho girato tante versioni nella mia testa di quel giorno. Un evento quasi inutile, ma in ogni scena le mie emozioni sono le protagoniste. Tutte coinvolgevano il pensiero di Simone, ho creato le peggiori rappresentazioni, forse anche per esorcizzarle. Ma la peggiore è forse quella in cui lui non è presente, uno spazio vuoto nella fila che solo l'immaginazione occupa con un ologramma, uno spirito. Marzo dice che sarà troppo tardi, ma io non posso far altro che sperare, pazientare nell'angoscia e pregare, seppure a galla emergono tutte le idee di quanto questa sia un azione magica e sciocca. So di non poter fare nulla, qualunque pensiero o sentimento o parola, è solo cenere inutile, non è niente. Per me è troppo tardi, da tantissimo tempo sono coinvolto irrimediabilmente. Cosa devo fare io di questi sentimenti, di questo dolore, di questo cuore? Che senso ha se non posso fare nulla, neanche consolare!? Come posso se ora è solo questione di allungare, di rubare tempo al tempo. Finchè mi sarà possibile io voglio stargli accanto, voglio stare insieme a lui, anche se già ora non ci vediamo e ci sentiamo solamente.
A che serve tutto questo dolore, sentirsi dire di essere un ragazzo d'oro, a che serve? che cosa me ne importa a me? Molta gente ha una buona considazione di me, crede che sia in qualche modo "speciale", ma tutto questo essere buono, sensibile, il cercare di continuo di essere giusto e retto e non come sforzo, ma di mia personalità, a che serve? Cercavo solo di essere felice...

giovedì 9 ottobre 2008

Stato Confusionale

Deve arrivare la fatica chiamata e questo giorno sarà lunghissimo. Forse finirà solo domani, per non finire forse mai più. Dalla prima telefonata son passati quasi due giorni e sto vivendo in uno stato confusionale. Ora ricordo le sensazioni di perdita sofferte in passato che scioccamente credevo ormai non riproponibili. Lo sento molto quando cammino, una certa insensibilità nelle gambe, e ogni tanto chidermi dove sono arrivato, perchè a volte non riconosco le strade che percorro. Ma è un pensiero che rimane sopito, come se fosse rivolta nel dormiveglia. Poi mi riprendo e ricordo quel che devo fare,quel che avevo pensato di voler fare. Il mio è un lavoro di continua schermatura dal pensierom dalla realtà, aspetto il momento di essere solo per sfogarmi. ANche ora sto impiegando tutte le forze mentali per resistere dal cadere, dal lasciarmi andar, perchè la sofferenza voglio viverla da solo, non posso preoccuparmi anche delle preoccupazioni altrui, di cercare di spiegare, e magari convincere! Che idiozia! La gente è così stupida ed egoista in molte occasioni. Ma anche la vita d'altronde è stupida e spesso sembra volerti prendere in giro, con sadicità, quasi a veder fino a che punto arrivi prima di lasciarti andare alla disperazione. Cerco di evitare tantissimi pensieri, anche questo scrivere è un altro tentativo di estrarmi dalla realtà, per concentrarmi sulla prosa e sulla forma. Funziona. Torno in quello stato confusionario che mi azzera la memoria, sospende ogni attività della coscienza. Me la immagino galleggiante in una nuvola bianca, una nebbia che circonda tutto rendendo qualunque cosa indista, dalla consistenza di quella specie di gomma piuma di cui son fatti quei dolci che non sanno di niente, e solo di coloranti e altra chimica.
Ieri camminavo per la città in questo stato, prendo il mio cellulare che m'indica la SIM assente. Lo spengo e provo a muovere una ttimo al schedina. Riaccedno. SIM assente. E sto aspettando una sua chiamata. SIM assente, mi dirigo al punto vodafone e il cartellone informativo mi dice che si sono trasferiti. Giungo alla nuova sede, spiego il problmea, mi chiedono codice fiscale e carta d'identità. Il numero non è a mio nome e quindi non mi possono cambiare la schedina. Forse è a nome di io padre, chiedo se possono comunque cambiarla, se hanno bisogno di qualche informazione posso chiamare casa e farmela dare. No, devono avere assolutamene i documenti. SIM assente e sto per lasciarmi andare all'insensatezza, alla disperazione. Vorrei prendere la ragazza che sta di fronte a me e picchiarla contro il monitor del computerino. Cerco di convincerla di non essere un malintenzionato, ma non c'è nulla da fare. Provo un ultima volta a spostare la schedina. Vodafone riprende, ma nonposso rishciare oltre. Oggi tonro con mio padre, dà i documenti, non è neanche intestata a lui. Faccio notare che sul sito il numero è intestato al sottoscritto e la ragazza cretina mi guarda con sguardo stranito. Devo darle il mio documento e il mio codice fiscale, perchè è quello che serve, ma il computerino non ne vuole sapere. Non posso cambiare scheda. Devo aspettare e sperare che la telefonata arrivi e che la SIM sia attiva. Il giorno prima gli hanno rubato il cellulare a lui e ora rischio io. Possiamo sentirci dal telefono di casa, se lui è a casa. Allungano l'attesa, forse anche la speranza e insieme la disperazione. Ma ci è rimasta poca speranza.
Stanotte ho fatto anche un sogno. Ero con mio fratello in una gita LGBT e insieme a noi c'erano anche dei preti. Saliamo su delle barchette, simili a scafi e facciamo un giro sul fiume. Nella nostra simao in tre: io, mio fratello e un anno con la barbetta curata. Il capo gruppo fa una battuta sui preti e uno che ci sta dietro, vestito di nero con una croce al collo bianca, vecchio e rugoso, pallido, con un cappuccio largo tirato sulla testa, ci supera a destra con la sua imbarcazione e mentre ci guarda canticchia il ritornello di"One of us is gonna die young". Inizialmente ridacchio, poi mi accorgo che la nostra barchetta sta affondando e lòe acque ci lasciano un pò di spazio d'aria prima di sommergerci. E mi sveglio con la sgradevole sensazione di acqua alla gola e sollevato che fosse solo un sogno. Infine mi torna in mente l'immagine del vecchio prete e quello che ha detto "One of us is gonna die young". Questi sono gli scherzi della vita.

sabato 27 settembre 2008

Sfogo

Nella mia testa mi son sfogato tutta la sera di ieri e tutta questa mattina. Quello che ha fermato il vomito di parolacce e di rimorso e di delusione e di altre milioni di cose negative, è stato guardarmi un torrente di episodi di Hollyoaks dove nel giro di 10 episodi son successe rispettivamente: due si son sposati, ma nello stesso giorno il tizio muore preso sotto la macchina dell'uomo che precedentemente si faceva sua moglie; la madre del protagonista scopre la tresca di suo figlio con il prete e lo caccia di casa; il prete viene destituito dal suo ruolo ed è disperato; la sorella del protagonista viene fatta cadere giù dalle scale dallo stesso tizio che ha investito quello di prima(la tizia è incinta); l'omicida pazzo è il fratello perduto del protagonista e vuole vendicarsi di tutta la sua famiglia(e quel tizio è davvero stronzo, il peggiore di tutti quelli che ho visto); uno si suicida perchè andato in fallimento e allontanato dalla moglie. Tutto sommato la mia vita non è male.
Ma perchè questo acidume? Ieri siamo usciti con la Lorenza per due orette scarse. Eravamo preoccupati per lei perchè non si era fatta più sentire e le ultime notizie che avevamo erano piuttosto brutte. Ci siamo fermati al Millenium e seduti abbiamo parlato di qualunque cosa, forse cercando pure di evitare qualunque argomento riguardante "il problema". Ma eravamo lì per quello, per lei; e lei con cosa poteva introdurre il discorso se non parlando di Simone. Del fatto che se per a lungo si è tenuta lontana da noi è stata per colpa mia. Perchè quando ha ricevuto la brutta notizia, i suoi pensieri si sono poi rivolti alla mia situazione con lui, odiandomi. Perchè davanti al suo problema reale, il nostro problema le sembrava una presa in giro. Ed ecco che riparlarne mi fa tornare il mal di stomaco. Potrei semplicemente fermarmi, sospirare e dire che posso comprendere. Ma posso solo dirlo, perchè poi nello stomaco mi rimane un peso che porta tutto verso il basso. Chi pensa a quello che invece provo io, chi vuole cercare di comprendere la mia situazione? E proprio lei che a causa di questa brutta esperienza che sta vivendo avrebbe avuto la possibilità di comprendere non riesce a far altro che scegliere tra l'odiarmi o far finta di niete. Non comprende, fa finta di niente. Rimani quello che sei e le persone belle sono così rare che difficilmente sono quelle che hai vicino.
Cosa dovrei pensare? Fare finta di niente e non dirlo...

venerdì 26 settembre 2008

I luv u tu

Internet è il mio occhio fuori dall'Italia. Passo forse anche troppo tempo a seguire soap-opera straniere, italiane e inglesi. Probabilmente faccio come molti stranieri che guardano la nostra tv con la parabola pensando che qui sia un paradiso. Forse la visione che danno della loro terra è completamentre erronea, illusoria, ma io non mi soffermo sulla facilità della vita rappresentata, e non parlo delle situazioni che sono sempre al limite(negli ultimi episodi visti di hollyoaks, il protagonista, dopo aver perso la testa per il suo miglior amico e essersi intrattenuto con lui in una relazione clandestina quando questo si era appena promesso sposo alla ragazza con cui stava da tempo immemore, dopo che questo amico poi se ne è andato a Dublino per pensare meglio che cavolo volesse fare della sua vita-che dopo tutto ancora non riusciva ad accettarsi gay, nonostante alla fine avesse scelto di restare con il protagonista che con la sua, non più, futura sposa-, lui cosa riesce a fare? ad avere una relazione clandestina con... rulli di tamburi... un prete della madonna: un figaccione assurdo, bruno, occhi scuri e spalloni wuooohhhh!!), ma del fatto stesso che si parli, si faccia una fiction in cui il principale protagonista è gay, e si parla dell'intera comunità che ruota intorno a lui, della sua famiglia. Stiamo parlando di una serie che dura tutt'ora e ha raggiunto le oltre 300 puntate! Ed è una cosa che si ripete in molte altre nazioni europee, non solo in sceneggiati, ma pure in reality show, e non pensate di poter competere con la sola Platinette o la Luxuria o la Checca Pavone! Non si può pensare che ci sia solo quello! Queste istantanee di una tv aliena hanno in me lo stesso effetto di una critica filosofica, simile ad una rivoluzione copernicana, come poter scoprire da un moemnto all'altro che la terra non è tonda. Il mondo è molto più grande, se riuscissimo a interiorizzare questa reale verità, riusciremmo ad aprire la mente, abbracciare tutte le possibili vite, le probabili morali e finalmente dismettere la religiosa convinzione di stare nel giusto e di avere ragione!
E con questo enorme bagaglio di verità dove andrò a finire? Sarò un uomo felice, e un uomo felice che fa nella sua vita? o più che felice sono... forte? cosciente? consapevole? un fottuto filosofo? Insomma acqua calda.
Ad ogni modo, lasciando perdere il mondo fuori e i mille milioni di problemi che tormenta chiunque mi sta vicino(alcuni numeri? almeno tre dei più vicini), in questo blog posso dire tranquillamente che amo Simone senza incorrere nel rischio di ricevere le ire del Cielo, le maledizioni della Macumba e quant'altro Amo Simone E Sta Andando Benone. Sesso, amore, dolcezza, è straordinariamente bello stare accanto nel letto a qualcuno, abbracciati, baci che ti prende la mano e ti "copstringe a tenerlo più strtto, che quando si cammina da una stanza all'altra ti prende la mano invitandoti a seguirlo. E poi guardarlo negli occhi e rimanere senza parole e non avere paura di essere troppo asfissiante con le attenzioni, perchè non sono sprecate. E sopratutto è così divertente stare con lui, si ride e anche "innervosirsi" con lui è spassoso.
Gli etero riescono ad apprezzare tutte queste cose? Do u feel it? or is just "normal"?

mercoledì 24 settembre 2008

Gay not gay?



Non è la prima serie che tratta la cosa esattamente nella stessa maniera: per quale motivo il migliore amico del gay dovrebbe prima o poi rivelarsi anch'egli gay? Sopratutto mentre sta già con una tipa? La stessa tematica l'ho trovata anche nella coppia Christian e Oliver, due personaggi di una serie tv(non mi viene la parola giusta) tedesca.... O rispecchia più forse una fantasia della maggior aprte dei frocetti? Cioè che il proprio migliore amico di cui si è innamorati segretamente si riveli anch'egli un frocetto?

martedì 2 settembre 2008

Fine!

Evviva, oggi ho dato il mio ULTIMO esame in facoltà: un voto del cazzo(21.. molto triste), ma ho chiuso con gli esami! Che gran figata! E anche se solo gli amici che stanno a Verona hanno festeggiato con il sottoscritto io sono stra contento!!! La sensazione è stata proprio strana, in qualche modo ricorda quando finisci le superiori, quanto esci e fatichi a realizzare che è l'ultima volta, che si è concluso qualcosa. É proprio una liberazione! A dire il vero non l'ho realizzato subito, anzi mi ci sono volute un paio di ore. La molla nella testa è scattata quando sono andato a farmi il mio "solito"(quando faccio una trasferta a Verona) giro alla Fnac, passando nel seminterrato dirigendomi verso la sezione dei dvd. Prima di arrivarci c'è da superare il reparto cd e quello dei libri, a quest'ultimo ci butto sempre un occhio, solo di sfuggita e con una certa aria di rassegnazione e malinconia, come qualcuno che guarda al vaso dei soldi vuoto sperando e aspettando tempi migliori. Anche stavolta, per un attimo, ho la stessa sensazione e tiro dritto dispiaciuto, poi mi fermo. Mi fermo e ruoto di 180°, con la bocca aperta e gli occhi sorpresi: io ho finito gli esami! Mi fiondo in mezzo a quei magnifici scaffali con centinaia e centinai di libri impostati uno accanto all'altro, tutte con copertine dai colori differenti, titoli e nomi noti o sconosciuti. Li accarezzo una sola volta passandoci delicatamente la mano sopra. Posso tornare a leggere tutti i libri di narrativa che voglio, sprofondare avidamente in mondi fantastici, enormi, con personaggi e caratteri di cui ancora non so nulla. Ho finito gli esami, non devo più mettermi a studiare un libro, posso semplicemente leggerlo lasciandomi andare al completo piacere, facendomi attraversare dalle storie del libro senza doverle per forza comprendere nella maniera corretta. Domani voglio mettermi a concludere Guerra e Pace, l'ultimo libro che ho aperto e per via degli studi universitari non ho potuto finire. Ho finito gli esami, che figata!
Sì, vabbè, devo concludere la tesi, ma mica è la stessa cosa! Spero.

domenica 31 agosto 2008

Hard Moment

Non è la prima vola che lo penso, mi ronza questa idea da poco dopo essere tornato a Trento. Quello di mandare a cagare tutti, anzi qualcosa di più. Mandarli a cagare sarebbe recepito solo come una mia "uscita di senno". No, devono capire che mi stanno ferendo, che vi è della meschinità nel loro dire nel loro atteggiamento. Probabilmente ho io un carattere di merda, probabilmente sono io nel posto sbagliato, sicuramente. Me ne ero andato d'altronde per questo, o era per qualcos'altro? Me ne sono andato anche da Verona e forse non c'è una città , una regione, uno stato italiano o una società in cui possa stare bene. O anche questo è da mettere tra i miei soliti giri di pensieri per aquietare il mio spirito e non disperarmi o non arrivare alle conseguenze più logiche, quelle drastiche. La rottura, un nuovo inizio, iniziare daccapo, un processo che ha dell'incantesimo, di nuovo rito d'iniziazione che mi ha sempre attirato. Forse anche per la sua componente di morte, seduce e terrorizza, ma a Trento non è stato un inizio, bensì un ritorno, scaldare un corpo morto dopo aver dimenticato della sua morte. Credevo di esser diventato indipendente, di esser riuscito a tenermi alla larga dai sensi di colpa, dall'umiliazione, dai legami sentimentali, dalla mia sensibilità che non mi permettono di essere felice, di accettarmi, di approvare me stesso senza il consenso degli altri. Perchè non c'è altro modo oltre lo scontro? Perchè mi sento di essere punito per qualcosa, senza aver commesso nulla. La penso in maniera diversa, e sono punito. Amo e vengo punito. Sì, tutto questo mi sembra una lunga punizione ingiusta.
Cercano di sotterrarmi, mi sento trascinare sempre più in basso, cerco di darmi degli obiettivi, ma mi manca una volontà concreta, come se queste lotte non avessero significato per nessuno tranne che per me e neanche. L'università non m'interessa e non ne ho più bisogno, troverò un lavoro, forse un appartamento: ma con chi? Simone mi ha detto l'ultima volta che è presto andare a convivere dopo neanche due anni, e in effetti ha ragione. Aspettare altri due anni, ma cosa farei io in quei due anni? Stare dai miei? Non voglio più. Ho l'enorme paura però che lui abbia detto due anni come se fosse tutta la vita, perchè forse pensava che due anni è quanto ancora ha. Io lo amo e non riesco a stare lontano da lui, possibile che anche Dio voglia punirmi?

giovedì 21 agosto 2008

In vero

Ma quello che mi dà più fastidio è che ho sempre criticato e trattato in amlomodo quelle persone(solitamente donne) che se ne stanno a crogiolarsi nella sofferenza per la mancanza del proprio partner!!! "Mi manca e sono triste" "e sono disperata" son frasi che mi hanno sempre urtato e ORA sono io a provare(ma per orgoglio faccio difficoltà a dire e ad ammettere e proprio per questo sono insofferente nei confronti di chi si dimostra poco sensibile a questa mia condizione) queste stesse sensazioni, a dire e pensarele stesse cose!!!

mercoledì 20 agosto 2008

Crazy in Love

Sarà la tesi? O è per la prima volta di una storia più lunga di quattro mesi? Forse ho sempre amato nel modo sbagliato? Ultimamente mi sento ossessivo con Simone e in fondo non mi sento tanto dissimle dalle altre volte in cui ero innamorato. Soffro per qualunque cosa, comincio a sentirmi stringere il cuore ed è come se fosse una spugna secca che vorrebbe essere bagnata per grondare pacificamente. E invece si trova vuota, un buco con intorno ancora il vuoto, ed è solo perchè mi manca, tremendamente. L'amore non è universale, è esattamente come il dolore e la sofferenza, è come l'esistenza(occhio che sto tirando in alto!): unica, personale, ognuno la vive a maniera sua, è intima e la cosa assurda dell'amore è che la si vuol essere in due.
Tante forme d'amore quante sono gli individui, eppure è il sentimento su cui maggiormente hanno insistito(e insistono ogni ogni giorno) a darci un modello unico. In un disastroso gioco delle parti, con regole studiate a priori che hanno poco a che fare con la spontaneità e l'autenticità del sentire umano, ci hanno inculcato lo spendere e il recitare, creando un senso di colpa inutile perchè la nostra coppia non è come le altre, è diversa. Tremendo pensare ad una scala di valori unificata, sarebbe non avere alcuna libertà. La libertà di amare a proprio modo, con delle proprie regole, in fondo è questo che dà fastidio alla gente, che produce lo scandalo. Condivisione e legittimità, hanno davvero un qualche legame? In un sistema certamente, ma nella realtà non vi sono calcoli da fare prima. Un sistema genera modelli e per quanto in taluni casi è comodo averne, ho l'impressione che vi sia in questo uno sbaglio, un tradire di fondo la realtà. Simone mi manca e se mi ci soffermo per troppi secondi mi vengono in bocca solo pretese della sua presenza, le quali si scontrano con i suoi programmi di qualche giorno. E il tempo trascorso insieme viene spazzato da un presente senza di lui simile all'eternità. Questa settimana non lo vedrò, tornato ieri è stato chiamato per andare a fare uno smistamento oggi e venerdì parte per andare a Roma e vedersi per la prima volta con quelli del Clan di Resistance. Mi manca da morire e questi suoi impegni mi strangolano, li prendo come qualcosa di personale e mi faccio sentire male. Sì, credo dipenda più da me che da lui, posso scegliere di vivere questa storia bene o male e ultimamente sembra io abbia deciso di viverla male. Detto tra noi, posso davvero accusarlo di assenteismo? di disinteresse nei mie confronti? di mancanza di sentimento? Quando mi faccio queste paranoie, in qualche modo mi sento vicino alla Francesca, alla ragazza di Davide, perchè ho ricordi di lei in questa stessa situazione: non ditelo in giro che ci assomigliamo! Tanto lei negherebbe!
A pensarci forse è questo che mi rende tanto particolare e a farmi sentire "una spanna sopra gli altri", ho la sensibilità dell'attenzione e la caparbietà di voler comprendere, ma ciò senza per forza arrivare ad una giustificazione o all'accettazione.
Un post confuso e sconclusionato solo per dire che ho fiducia in un futuro miglioramento delle mie condizioni psichiche...

martedì 12 agosto 2008

Coccodrillo

No, non è assolutamente dove metto i miei pensieri il problema dei miei rapporti fallimentari. Forse è che dopo un pò impazzisco, divento più esigente o paranoico, non mi basta più, non mi accontento di uno stare insieme ad ore, come se me ne fossi convinto io e l'altro ci si sia ritrovato costretto ad accettare una definizione del rapporto che non ha alcunacontroparte nella realtà. Comincio a chiamare amore qualcuno, cercando di rassicurarlo che è solo una parola, un simpatico appellativo e null'altro. Poi con il tempo, però scatta una meschina trasformazione, consapevole in fondo. Il controllo lo ho solo per poterlo allentare e un credo ripetuto ogni giorno, in una specie di preghiera umanissima, perchè diventi la realtà. Ma la realtà non è un'illusione e il proverbio dice bene quando rammenta che "le bugie hanno le gambe corte". Per quanto tempo riesco a mentire a me stesso? Questa volta ci sono riuscito per molto di più a quanto sembra. Perchè continuo a ferirmi? Perchè mi odio così tanto? Ed ecco che parte la solita tiritera vittimistica e auto-colpevolizzante. La responsibilità è mia, perchè sono un coglione, un frocio del cazzo! E continuo a piangere, brutto deficiente. Cerco di cantare, forse per sentire anche la mia voce che si rompe e si smorza, in una tale pantomima del dolore che mi risulta ridicola e riderei di me stesso se riuscissi per un attimo a "estrarmi" dal mio cuore, dal mio stomaco e datutto il mio corpo.
Quando capisco che è giunto il momento di soffrire, di toccare il fondo, cerco di farlo in grande stile, in maniera piena, sconvolgente, con passione, intensamente. Tiro fuori dal mio personale jukebox tutte quelle canzoni che parlano di abbandoni, della fine di una storia, spolvero quegli autori che sono durati a malapena una stagione e cerco di seguirne le melodie, ma sopratutto le parole, aprendo bocca dove conosco benissimo quella strofa che contiene quelle strazianti combinazioni di lettere("solo", "fine", "adesso", "silenzio", "morire", "te", "mai"...). Solo in un secondo atto prendo la carta per asciugare le lacrime, è una cosa che faccio malvolentieri, perchè mi costringono ad uno stacco dall'azione, ma necessaria perchè ho imparato molto bene che stroppicciarmi gli occhi con le dita me li fanno poi bruciare arrecandomi fastidio. E non potrei più concentrarmi bene nell'atto del compianto...

venerdì 8 agosto 2008

Rose

Spero di non perdere tanto presto il vizio(magari la virtù!) di scrivere.
In queste ultime settimane, dopo più di un anno e mezzo di storia con Simone, ruota nella mia testa la domanda paranoica se sia lui l'uomo giusto, la persona che voglio avere accanto da qui in avanti. Lo so, è sicuramente troppo presto per pensare a queste cose, ma per me che mi progetto e programmo le cose, per dare un senso e uno scopo a quello che faccio, una finalità per essere maggiormente spronato a fare quello che faccio, sta domanda ha già la sua importanza. Probabilmente se lui fosse un impiegato e facesse una vita senza grandi spostamenti, se fosse uno qualunque, uno semplice, una tale domanda avrebbe una risposta velocemente, ma probabilmente un tale individuo sarebbe di poco interesse per il sottoscritto. Chissà poi perchè quando penso al mio rapporto con Simone mi immagino nell'ombra a malignare Davide: perchè a contrario della mia volontà la sua opinione deve così tanto condizionarmi? Non lo sopporto! Sì, immaggino la risposta degli altri, "perchè in realtà sei innamorato di Davide": che stronzata! A me dà fastidio e allora vuol dire che ne sono innamorato? Non ha molto senso! La gente ormai o si è letta troppi manga, con adolescenti sfigatissimi e in perenne crisi esistenziale, o si è ormai completamente persa nell'iperrealtà delle fiction. Molto più probabile è che quello che il mio amico(e spesso mi domando se davvero questa parola sia appropriata parlando di Davide) insinua, e di cui è assolutamente certo, sia quello che mi piacerebbe credere, per rendere tutto molto più semplice.
A me le cose facili però non piacciono, devo sempre incasinarle un pò. Basta vedere la mia tesi! Devo spaccarmi la testa per tradurre e riassumere un testo di cui esiste solo una versione in tedesco! Prendere un testo in italiano non sarebbe stato da me. Ecco, forse devo accettare(o devono accettare?) che per il sottoscritto Simone è quello adatto, con tutti i crismi del caso. Forse non sono il tipo che si accontenta di una vita "normale", non sarebbe abbastanza. E questo deve infastidire particolarmente Davide che ci vede tutti condannati ad una vita qualunque, più probabilmente per giustificare la sua vita qualunque o per sentirsi realizzato in quelle cose che fa sopra la norma(e con questo credo proprio non aprirò mai sto diario al pubblico... i fraintendimenti sarebbero disastrosi anche se forse sarebbe proprio ciò che vorrei).
Un futuro stabile con Simone, tornando al discorso principale, sarebbe possibile? Il mio attuale obiettivo è andare a convivere con lui, finire sta dannatissima tesi e laurearmi per cercare appartamento con lui, anche se ancora sembra tanto difficile riuscire ad avere delle conferme da lui. Apparentemente mi dice di volerlo anche lui, ma con quali modalità? Lui farebbe tutto al momento, mentre io vorrei mi si chiarisse che pagheremo l'affitto in due, che stipulassimo una specie di contratto-testamento in caso le cose non andassero del tutto bene. Capisco però che per lui non sopno così facili come per il sottoscritto: se mai dovesse andare storto qualcosa, io potrei sempre contare sulla mia famiglia, mentre lui no. Assurdamente questo rapporto è più impegnativo per lui che per il sottoscritto, ma non posso fermarmi davanti a queste cose, si parla anche della MIA felicità e mi son ripromesso di non voler più sacrificare la mia dignità, la mia persona all'altare di uno stupido altruismo finto cristiano. "Devo riuscire ad amare me stesso per poter amare gli altri", perchè sta frase non mi sembra ancora del tutto interiorizzata? Però mi piace sentirmi sospinto un pò oltre il limite, quasi in una continua crescita, anche se apparentemente(?) rimango sempre qua.
Ok, sì, del doman non vi è certezza e così diamoci la possibilità di vivere questo amore incredibile!

mercoledì 30 luglio 2008

Io non lo dimentico MAI

[...]Le persone omosessuali contribuiscono al pagamento dei contributi economici
utilizzati per la gestione dell’apparato statale, esattamente al pari
del resto della cittadinanza. I soldi versati, però, non torneranno a loro
sottoforma di benefici. Infatti, le coppie gay non hanno accesso ai bandi
di concorso per l’assegnazione degli alloggi popolari, non hanno diritto
all’adozione di minori, sul luogo di lavoro non è loro concesso il permesso
matrimoniale retribuito, poiché né il matrimonio né la convivenza sono riconosciute.
Paradossalmente, in caso di morte del partner, non è riconosciuto
loro il permesso di assentarsi dal luogo di lavoro.

L’elenco delle disuguaglianze è lungo ma, per riassumerlo, possiamo
sostenere che non solo i soldi versati nelle casse dello stato non ritornano
sotto forma di contributi, ma saranno utilizzati per alimentare un sistema
discriminatorio che si ripercuote sull’omosessuale stesso.

Con questi soldi, versati dai gay, lo stato paga il funzionamento dell’istituzione
scolastica, finanzia la televisione e la radio pubblica, la comunità religiosa
cattolica e tutte quelle istituzioni che pubblicizzano un modello di coppia
e di vita eterosessuale, mentre, invece, presentano l’omosessualità
come bestiale, perversa e contro-natura.

Gli omosessuali pagano le istituzioni di governo ed i loro funzionari, che
si renderanno attivi per fare in modo che questo sistema omofobo continui
a replicarsi, contribuendo alla creazione di leggi che perpetuano e legittimano
lo stato delle cose esistente.

Alla luce di ciò, è possibile sostenere che in Italia vige un regime di aparthaid
nei confronti della comunità gay e lesbica (la stessa discriminazione è valida
anche per altre minoranze e per le coppie eterosessuali non sposate). Le persone
omofile sono quotidianamente vittime di anatemi religiosi e secolari.


[...]In Italia il paradigma di riferimento è quello maschile, abbinato al mito
della virilità. Esso c’impregna fin dall’infanzia: nei fumetti
troviamo Superman e Super Pippo, per incentivare l’acquisto dei settimanali
d’opinione si espongono in copertina donne svestite. In televisione
i personaggi di contorno sono donne semi-nude ed un po’ stupidine. Finora
nessun gioco a premi televisivo ha utilizzato come soubrette un uomo
in tanga, nonostante i censimenti nazionali ci rivelano che la popolazione
italiana è a predominanza femminile.Tutto ciò serve per alimentare un modello culturale e sociale dove l’uomo
è il magister ludi, colui che svolge i giochi. E’ il maschio
eterossessuale (bianco) che detiene il potere e che deve essere soddisfatto.
Questo modello lo ritroviamo nel concetto di famiglia nucleare imposto dalla
società italiana. Esso è inteso come unità fondamentale della vita sociale
e della sua riproduzione, materiale ed ideologica, intorno al quale ruota
da secoli l’inquisizione verso quei soggetti che non ne condividono
i valori e che attuano comportamenti diversi dalle norme generali.


[...]Psicologi, criminologi, psichiatri, rappresentanti della chiesa cattolica
hanno cercato di interpretare l’omosessualità, ottenendo come risultato
un ulteriore accanimento contro i gay, spingendone alcuni fino al suicidio.
Nessuno di questi luminari era dichiaratamente omosessuale: esprimendo giudizi
dalle conseguenze nefaste tentavano, e tentano, di interpretare una realtà
che non gli appartiene.Non sto sostenendo che non è possibile studiare l’omosessualità se
non si è gay, ma penso che studiare ed interpretare una cultura diversa da
quella di appartenenza significa attuare uno sforzo di comprensione, che può
portare a riflettere sulla propria cultura di provenienza.


[...]I comportamenti discriminatori e il trattamento di subalternità non sono
riservati esclusivamente agli omosessuali. Come sostenevo in precedenza, esso
interessa anche le donne. Le battaglie condotte per il riconoscimento dei diritti delle donne sono,
per molti tratti, simili alle lotte del movimento gay.


[...]La condizione di precarietà in cui si trovano costrette le coppie omosessuali,
determinata dalla mancanza di un’adeguata legislazione a loro tutela,
spinge i partner a vivere quotidianamente un rapporto di rispetto
e di comprensione l’uno per l’altro. Se non esistesse un modello
maschilista predominante, questo comportamento dovrebbe riguardare anche la
totalità delle coppie eterosessuali. E le donne vivrebbero affrancate dal
ruolo subalterno che rivestono nella società italiana.


[...]Le persone gay incontrate per tradimento intendono il rapporto al di fuori
della coppia cercato con premeditazione. Non rientra in questa categoria il
sesso praticato con altri che nasce dalla casualità, che non coinvolge i sentimenti,
o che è stato concordato all’interno della coppia stessa. Non è considerato
tradimento perché la relazione con l’altro coinvolge solo il corpo,
dissociato dalla mente. Il sesso è rappresentato come scambio di emozioni
corporali temporanee. E’ de-sacralizzato, depurato dai valori aggiunti
dei significati sociali, culturali, religiosi. Il sesso assume la dimensione
di attività fisica.


Tratto da "Le molteplici declinazioni dei comportamenti sessuali: La coppia gay nel panorama socio-culturale italiano" di Paolo Arienti per Brianza Popolare, 04 aprile 2004, link

venerdì 25 luglio 2008

Relazioni

Ho impiegato un pò a scrivere questo post per una "semplice" ragione, ovvero il fatto che non volevo dare al "problema" troppa importanza, perchè sembrerebbe che la cosa sia un nervo scoperto. Ma non è così. Il fatto è che sono un filosofo con una spiccata sensibilità e molto debole quando si toccano argomenti che mi riguardano personalmente; anche se dò l'impressione di essere un gran chiacchierone, di non farmi scrupoli nel rilevare qualunque particolare della mia vita, in realtà, ho un enorme difficoltà a parlare delle cose a cui tengo di più, mi crea un certo imbarazzo causato dalla paura di essere frainteso, mi prende il panico e solitamente inciampo nelle parole e divento confusionario e a quel punto davvero non si riesce a capire che voglio dire. Ed è strano per uno che solitamente s'impegna ad essere il più chiaro e comprensibile possibile, preciso pure troppo a volte, però quando vengono tirati in ballo i miei più profondi sentimenti, quelle sensazioni inafferrabili eppur presenti, non riesco più a dare un ordine ai pensieri e alle parole. Tutta questa premessa per un discorso riguardante gli amici di Trento che non vedono di buon occhio Simone e la veridicità del nostro rapporto, perchè credono ci siano affermazioni fasulle sul conto del mio ragazzo e che io sia troppo sciocco e cieco per coglierle. E così si sentono un gradino sopra il sottoscritto e mi guardano con tenerezza, quasi compatendomi. E ovviamente a me la cosa non piace affatto, ma dato che discutere con loro è inutile io sono costretto a fare finta di niente(e loro con me) per la maggior parte del tempo; però il mio carattere non combacia granchè con un tale atteggiamento e quindi mi sento sempre con un rospo nello stomaco che vorrebbe saltar fuori.
La sensazione che ho in realtà è qualcosa di simile ad amarezza frammista a orgoglio ferito, a delusione e un pò alla convinzione di non aver modo di poter cambiare le cose. Certo la cosa è dovuta sopratutto al fatto che proprio Davide non sia(come al solito, oserei dire, quando si tratta del mio ragazzo) dalla mia parte. Più il tempo passa e più mi convinco che qualcosa non quadri, stridi con ciò che sarebbe considerato normale in un rapporto di amicizia. E, no, non sto parlando del fatto che tutti credano che siamo innamorati l'uno dell'altro(anche se gli unici a non pensarla così probabilmente siamo proprio io e lui, o forse a me piace pensarla così, o entrambe le cose), ma che il suo atteggiamento un pò lunatico, strafottente, catastrofista e iettatore, a volte cattivo di proposito e con l'aria da superiore, non è assolutamente l'idea che ho di un amico. Cosa più fastidiosa è che lui cerchi di giustificare questi atteggiamenti antipatici come esternazioni di "amicizia", di "sincerità" e di "preoccupazione". Forse essere sè stessi non è un assioma per l'amicizia; forse noi abbiamo litigato così tante volte e ce la siamo presa per ogni singola cazzata dell'altro senza forse mai risolvere davvero nulla che inconsciamente abbiamo smesso di provarci a mettere a posto le cose, semplicemente ignoriamo, cerchiamo di non parlare dei problemi e tiriamo avanti. Sarà perchè siamo stanchi, ma di cosa? Spesso mi dice che gli manco, ma che vuol dire? So bene di essere simpatico e divertente, ma non solo con lui, anch'io mi diverto, però a volte mi chiedo se valga la pena stare settimane a rimuginare stando con dei pesi al collo per questa amicizia.
Perchè non accettano Simone? Perchè non possono sforzarsi di vederlo assieme a me? Pensano che abbia detto bugie sulla sua malattia e probabilmente non credono neppure al suo lavoro come percussionista o che adesso stia lavorando nelle discoteche della Spagna. Ma è tutta colpa mia, sono io che mi sono confidato con loro dei suoi problemi, e questo perchè avevo paura di perderlo per sempre. La malattai di Simone è grave e ultimamente non stava affatto bene, era sempre debole e accusava spesso dei dolori allo stomaco. Il livello di globuli bianchi è perennemente alto, ma stazionario. Simone, qualche mese fa, aveva paura che stesse per giungere la fine di tutto, così mi aveva detto che forse non sarebbe giunto neppure alla fine dell'anno. E io stupidissimo mi son sentito in dovere di sfogarmi con qualcuno e maledizione a me che ogni tanto son convinto che gli amici servano anche a questo!
Nel periodo in cui si sentiva male aveva programmato di andare a fare delle cure in Svizzera di chemio, poi, dopo un pò, ha cominciato di nuovo a sentirsi meglio e non ha più voluto andarci. Sembra in-credibile nevvero? E uno sconosciuto potrebbe fare fatica a credergli, ma probabilmente questo sconosciuto non ha neanche mai provato una chemio, e cosa voglia dire subire un trattamento di chemio. Per Simone non sarebbe stata la prima volta, in passato ha fatto un lungo periodo in ospedale, terribile, in cui dei dottori avevano diagnosticato la cosa sbagliata e seguito una cura che lo ha distrutto fisicamente. Ma appunto la diagnosi era sbagliata, lo hanno trattato da malato quando non lo era e lo hanno rovinato. E questo è solo uno degli episodi della sua vita, perchè a Simone son sucesse molte altre brutte cose, ma la gente fatica a credere che certe cose accadino davvero, le leggono nei giornali, come delle storielle singolari e macabre, ma sono la realtà, e non accadono semplicemente in un luogo geografico imprecisato della nostra mente, ma possono succedere al nostro vicino o a quello con cui abbiamo parlato per un momento in biblioteca. Ma noi ignoriamo, dissimuliamo ad arte gli orrori che forse ci sono davanti agli occhi, non vogliamo vedere, non vogliamo sapere che nel nostro paesino accadano episodi deplorevoli e noi non abbiamo fatto nulla per evitarlo, e che anzi con la nostra indifferenza ne abbiamo contribuito lo sviluppo. E poi siamo così ipocriti da rimanere scandalizzati quando il peggio accade, quando il vicino si suicida "misteriosamente", lasciando una moglie ed una figlia disabile. Forse è proprio questo atteggiamento d'incredulità che fa nascere la mia amarezza e la mia triste rabbia.
Credo di essere andato un pò in là con il discorso, ma in realtà è tutto dentro all'argomento di Simone e i miei amici, per me lo è, sono un filosofo e questa è la mia sensibilità e gli amici dovrebbero sforzarsi a farmi stare bene, non male.

domenica 13 luglio 2008

Coraggio Italia



Quando ho a che fare con la satira italiana non riesco a ridere, com è giusto che sia, ma neppure a sorridere perchè è troppa la verità in essa contenuta... e noi che facciamo? Ancora a lamentarci degli immigrati, oppure andiamo dietro ad associazioni ipocrite che aiutano solo i propri componenti, cercado di alleggerire il proprio senso di colpa per aver perso ormai il proprio e il significato stesso di senso civico....



E mi piace pure che prenda di mira, in maniera direi "non-italiana", il papa(dovevo scriverlo maiuscolo? non riesco a scrivere neppure ratzinger maiuscolo, figurati!), la chiesa e, come credo di aver già fatto pure io spesso, il fottuto Arcigay dimmerda. Naturalmente forti le proteste da parte dell'arci, avrebbero potuto fare capo chino e umilmente capire che per certe cose devono rendere conto al messaggio educativo che stannno sotto... Mi piace anche che sottilmente(mica tanto!) fa una critica al pubblico, alla gente che deve svegliarsi! Davvero, i giornali non sono più il mezzo preferenziale, da prendere in considerazione, ma internet e IL PROPRIO senso critico... e ancora qualcuno mi domanda a che serve la filosofia. IO grazie ad essa ho un senso critico, ma ovviamente non è l'unica strada percorribile per questo, certo un pò d'intelligenza non guasterebbe...

lunedì 7 luglio 2008

Sono le ore: venti sei

Mi sembra poetico iniziare una seconda volta qui, una terza nell'intero web(Diario scapestrato I Volume, Diario Scapestrato II Volume), proprio nel giorno del mio compleanno. Ormai sono sulla strada per abbandonare i venti, inizio a lasciarmi dietro gli anni dell'università, del lavoro stagionale e del lavoro in nero. In una vita parallela avrei pensato a sistemarmi, al matrimonio, a comprarmi una casa e a dei figli. Fondamentalmente sono un tradizionalista, ma non un conservatore. I miei progetti futuri sono i soliti, quelli di sempre da quando ho smesso di stare male con me stesso, cioè avere una vita indipendente, con un appartamento(che ormai con i tempi che corrono equivale al concetto di casa) e un lavoro stabile. E il principe azzurro? Si sogna sempre la persona adatta accanto a noi, inizialmente lo si pensa con certe "decorazioni" fisiche, quando si è più giovani, poi a questo genere di descrizioni si va a sostituire un elenco di caratteristiche "interiori" e infine ci si ritrova accanto qualcuno, davvero qualcuno, un essere umano che ci coglie alla sprovvista, e imprevedibile ci fa sorridere, con un gesto della mano, una parola o un suo particolare atteggiamento. Non si adatta mai all'immagine che avevamo, ma quando stiamo con lui e le cose vanno bene, allora ci sentiamo sospinti verso la felicità in un modo che null'altro e nessun'altro riesce a regalarci.
La persona "adatta" non potrebbe mai riuscire in questo. Mi basta pensare ai miei amici, a Giorgio, Davide, Gigi e vedere chi hanno scelto al loro fianco. Non sono le persone adatte, o giuste, ma sono quelle che le rendono felici.
Peccato che i miei amici pensino che quello che scrivo sia solo un modo per giustificare in maniera scema la mia relazione di coppia con un ragazzo non particolarmente normale. Perchè a loro non basta quello che provo per lui, il fatto che mi tratti umanamente(vogliamo parlare delle storie precedenti? lui è oro colato a confronto) e che stiamo insieme da più di un anno e mezzo. Non importa se io m'incazzo o ci sto male per le cattiverie che vanno a dire sul suo conto. Per loro lui è un bugiardo, non importa se gli spiego che l'ho accompagnato io all'ospedale, se l'ho visto stare male o essere spossato e stanco senza alcun motivo apparente. Non importa se quello che di lui a me piace è il suo non essere convenzionale, la sua "ineducazione", il non seguire il protocollo standard della brava persona. Certo, è una persona a rischio un pò per tutto, ma a causa della sua ingenuità. Non è furbo e neppure scaltro, a volte è un pò impacciato e maldestro e mi fa sempre ridere e comicamente innervosire per questo. Ma a loro non importa e non si risparmiano nel farmelo notare appena possono, appena gli viene data la possibilità o appena semplicemente ne pronuncio il nome. Chi mi ferisce di più, ovviamente, è l'amico che dovrebbe essermi più vicino, cioè Davide. Dice che da due-tre mesi si è convinto che Simone(il mio ragazzo) è un bugiardo e già ha letto nel futuro la disgrazia e il fallimento della nostra coppia. Non crede che sia ammalato di leucemia, neanche che abbia un tumore, probabilmente mi canzona pure sulla sua fedeltà, sul suo lavoro, sui suoi viaggi all'estero. Cose di cui mi son stufato di trovare giustificazione per gli altri, per Davide che si è pure messo a fare una lista delle cose "assurde" dette dal mio ragazzo in confidenza con il sottoscritto. Chiaramente è colpa mia e della mia boccaccia, perchè io solo conosco Simone, i miei amici non credo vogliano neppure sforzarsi di farlo. Non sanno che lui a volte è catastrofico, diventa un pessimista cosmico e un fatalista. D'altronde guardando alla sua vita, tutt'altro che facile, questo suo certo atteggiamento lo capisco. E più studio questo punto e più mi convinco che sia anche per questo motivo che sono portato particolarmente per la filosofia.

Nietzsche scrisse:
[...] i grandi problemi esigono tutti il grande amore e soltanto
spiriti rigorosi, netti e sicuri, soltanto gli spiriti solidi, ne sono
capaci. Altro è se un pensatore prende personalmente posizione di
fronte ai suoi problemi in modo da trovare in essi il suo destino, la
sua pena e anche la sua maggiore felicità, altro è se si avvicina a
questi problemi in modo "impersonale", cioè se li tocca e li attinge
solo con pensieri di fredda curiosità. In quest'ultimo caso niente può
risultarne, giacchè una cosa è certa, ed è che i grandi problemi,
ammesso che si lascino raggiungere, non si lasciano guardare dai deboli
e da esseri dal sangue di rana.